Cari lettori,
spero possiate condividere con me – o quantomeno capirmi-quando dico che, pur avendolo studiato in diversi momenti del mio percorso scolastico, non mi è mai stata ben chiara la differenza tra miscuglio omogeneo ed eterogeneo.
E ancor meno scontato è proprio il significato di miscuglio o miscela, ovvero l’aggregato di due o più sostanze diverse che si ottiene quando le molecole dei componenti si mescolano senza alterarsi chimicamente.
Per chiarire la distinzione tra omogeneo ed eterogeneo propongo la descrizione di due esperimenti eseguiti in laboratorio in cui si tenta di separare i componenti attraverso una filtrazione.
In entrambi i casi sono necessari:
· spatola
· 2 becher
· imbuto appoggiato su un anello di sostegno
· carta da filtro
· bacchetta di vetro
· spruzzetta
· spatola
· solfato di calcio
· solfato rameico
· acqua distillata
In ciascuna prova si mette in un becher una piccola quantità di solido aggiungendovi poi dell’acqua distillata, si mescola con la bacchetta di vetro.
osservazione
1 solfato di rame: il miscuglio ottenuto è bianco e lattiginoso.
2 solfato di calcio: il miscuglio ottenuto è blu e limpido
Nella delicata fase della filtrazione vi sarà svelata la tanto attesa verità: piegato il filtro a forma di cono, fatto aderire alla parete dell’imbuto anche aiutandosi con l’acqua distillata, si versa il miscuglio che colerà poi nel becher sottostante.
Nel caso del primo miscuglio la carta non filtrerà l’acqua trattenendo la componente solita al di fuori del becher, ma si otterrà lo stesso liquido precedente alla filtrazione. Si tratta quindi di un miscuglio omogeneo poiché i due componenti non si sono separati. Nel secondo invece quella sostanza biancastra non proprio invitante, che è il prodotto della soluzione in acqua del solfato di calcio, ci riserva una sorpresa. Infatti la carta filtro compie la sua magia e lascia passare nel becher sottostante all’imbuto solo l’acqua. Lasciandoci intuire che il miscuglio con il solfato di calcio sia eterogeneo.
Cosa possiamo dedurre da questi esperimenti che mi aiuti a capire? Potreste chiedere voi. Possiamo facilmente arrivare a una definizione rozza, benchè estremamente intuitiva da questi 2 esperimenti: il miscuglio eterogeneo si separa filtrandolo, quello omogeneo no. È evidente che questa definizione è ben lontana da quella che un prof vi accetterebbe ad una interrogazione però possiamo provare a nobilitarla affinché non storti il naso. Se diciamo che affinché si possa filtrare si ha bisogno che le parti del miscuglio, anche se mescolate, rimangano separate allora arriviamo facilmente alla definizione usando una regola matematica: un miscuglio è omogeneo se non si può separare con la filtrazione, e non si può separare un miscuglio se le parti di questo si mescolano in modo uniforme e sono indistinguibili. Per la proprietà transitiva, quindi, diciamo che: un miscuglio è omogeneo se le sue parti sono mescolate in modo uniforme e indistinguibili. Lo stesso vale per i miscugli eterogenei dove le parti sono visibili e mescolate in odo non uniforme.
Sto iniziando a capire ma mi servirebbero degli esempi più vicini a me, mi potresti chiedere. Ti basta andare in cucina e osservare l’acqua della pasta che bolle, sempre che tu ti sia ricordato di salarla per capire che essa è un miscuglio omogeneo, o quando metti l’olio in una zuppa, non importa quanto le mescolerai ma non si assorbirà mai perché è un miscuglio eterogeneo.
Nella speranza di avervi schiarito le idee, cari lettori, vi lascio ai vostri esperimenti culinari o scientifici, non so bene più come chiamarli adesso, e vi do appuntamento al prossimo articolo.
Niccolò Righi e Margherita Milani
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