Nell’universo o anche solo nella nostra galassia vi sono innumerevoli stelle e dunque, presumibilmente, numerosissimi sistemi planetari come il nostro; tra di essi, ve ne saranno alcuni provvisti di pianeti abitabili? Questa domanda, che stimola la fantasia, è alla base della ricerca, accentuatasi negli ultimi anni, di esopianeti (ovvero pianeti al di fuori del Sistema Solare) simili alla Terra e come essa adatti ad ospitare la vita.
Il concetto stesso di abitabilità di un pianeta è molto complesso e proprio per questo gli scienziati hanno stabilito un Indice di similarità terrestre (ESI), comprendente dei criteri per valutare quanto un pianeta sia fisicamente simile alla Terra e, pertanto, possa presentare le medesime caratteristiche favorevoli alla vita. Esso è costituito da una complicata formula che mette in relazione il raggio medio, la densità, la velocità di fuga e la temperatura e fornisce un valore compreso tra 0 (completamente diverso) e 1 (identico alla Terra). Questo indice, però, non è un indicatore diretto dell’abitabilità di un pianeta (anche a causa delle stime dei valori, dettate dalla lontananza dei corpi esaminati), ma è posto in stretta correlazione con essa, in quanto presenta come componente base la temperatura, fondamentale per lo sviluppo di forme di vita complesse.
Tra gli esopianeti scoperti dalle agenzie spaziali – tramite l’astrometria (la misurazione dei moti di una stella, influenzati debolmente dai corpi circostanti), la misurazione delle velocità radiali (ovvero della velocità con cui la stella si allontana e si avvicina alla Terra) ed il metodo del transito (ovvero il momento in cui la luminosità di una stella diminuisce perché eclissata da un pianeta) – quelli più adatti ad ospitare la vita sono i pianeti rocciosi posti nella cosiddetta zona abitabile conservativa, ovvero la stretta fascia circondante una stella in cui vi è maggior probabilità di trovare acqua liquida (fondamentale per le forme di vita conosciute), dovuta ad una temperatura ottimale.

In totale sono stati individuati 55 esopianeti plausibilmente abitabili e, tra di loro, quelli che hanno suscitato maggior interesse orbitano intorno alla nana rossa Trappist-1, posta ad “appena” 39.5 anni luce dal nostro Sole. Attorno a questa stella sono stati scoperti ben 7 pianeti, di cui almeno 3 posti nella fascia abitabile. Tra di essi il pianeta d presenta l’indice maggiore di similarità terrestre mai riscontrato (0,90) e si troverebbe ad una distanza ottimale dalla stella con una temperatura media di -3°C, anche se studi più recenti hanno fatto emergere che su di esso si ha un fortissimo effetto serra, il quale porterebbe la temperatura in superficie a superare i 200°C. Il pianeta e (ESI 0.86) avrebbe una temperatura più bassa, portata però a livelli simili a quelli terrestri dall’effetto serra. Altri studi, analizzando più accuratamente le distanze dei vari corpi da Trappist-1, il loro raggio medio e la loro densità, hanno affermato che, con molta probabilità, i pianeti c d e f g contengono grandi quantità di acqua e che, per i primi tre si tratta di acqua allo stato liquido (in particolare, d ed e presenterebbero vasti oceani in superficie).

In ultima analisi, un recente studio del 2020 conferma l’esopianeta Trappist-1 e come il più simile alla Terra in tutti i suoi aspetti, seguito da Trappist-1 d; entrambi sarebbero pertanto in grado di consentire la presenza di vegetazione e, dunque, di forme di vita complesse. Sebbene l’esplorazione di questi esopianeti risulti ancora inverosimile, il loro studio può essere di grande interesse non solo per l’astronomia, ma anche per la comprensione dei motivi, che hanno portato la Terra ad ospitare la grande quantità di biodiversità che la contraddistingue da ogni altro pianeta (oltre ad essere fonte di grande fascinazione e di fantasie su un ipotetico futuro della specie umana).
