Immersi in paesaggi come quelli che il Cile offre, c’è un particolare che potrebbe quasi passare inosservato: il clima. Ma in realtà è da tenere bene in considerazione poiché è proprio ciò che rende questo paese quello che è. Estendendosi infatti per 4300 km da più a nord del tropico del capricorno (circa dal 18° parallelo) fino al 56° parallelo a sud dell’equatore, questo paese Sudamericano ospita sul suo territorio una grande varietà di climi ed ecosistemi. Così si parte dal deserto di Atacama, una delle zone più aride della terra con una forte escursione termica (si passa dai 40°C di giorno ai 5°C della notte) e precipitazioni che non superano i 2 mm annui, situato nel “Norte Grande” a nord, per passare per una zona a clima mediterraneo nei pressi della capitale fino ad arrivare alla Patagonia Cilena, piovosa, dal clima rigido e brulla.
Il mio viaggio si è concentrato molto in questa zona, la più caratteristica grazie ai suoi campi glaciali, che sono i più grandi dell’America del centro e del sud, a cui fanno da sfondo le alte cime andine che percorrono l’entroterra Cileno in tutta la sua lunghezza. Bisogna anche nominare, a testimonianza della varietà riscontrabile in poca distanza, i fiordi circondati da boschi umidi. È proprio tra questi canali che ho navigato per giungere a Puerto Natales.
I ghiacciai per erosione hanno creato dei solchi che, una volta che il ghiacciaio si è ritirato, sono stati inondati dalle acque marine dando vita ai fiordi. Sono canali di acqua salata ma, nonostante siano ben più larghi, sono di natura molto simile ai fiumi con correnti e moti ondosi. Sulla nave guardando l’ecoscandaglio mi sono accorto di come la loro profondità sia variabile, proprio come la loro larghezza che si può ridurre fino a formare vere e proprie “angosturas” (strettoie). Passandovi ho potuto riscontrare come le distese ghiacciate e le piante convivano a contatto le une con le altre. Lungo la rotta a pochi passi dal mare vi sono i ghiacciai che si mantengono per le basse temperature costanti tutto l’anno (attorno ai 6°C a Punta Arenas, la città più a sud che però si trova al livello del mare) e per le precipitazioni che possono raggiungere l’incredibile cifra di 7000 millimetri all’anno. Questo fenomeno meteorologico è dovuto alle masse di aria umida provenienti dall’Oceano Pacifico che, trovando sul loro cammino la Cordigliera delle Ande, sono bloccate e costrette a scatenare tutto il loro potenziale nella zona.
Nonostante questo, l’ecosistema sta subendo i catastrofici cambiamenti climatici e il conseguente scioglimento dei ghiacciai che nell’arco di meno di un secolo si sono ritirati spaventosamente. (Per altre fotografie comparate sullo scioglimento dei ghiacciai patagonici: http://sulletraccedeighiacciai.com/spedizioni/ande-2016/ )
Possiamo pensare al Cile come a una scatola delle meraviglie: ricca di luoghi incantevoli ma al contempo molto fragile che rischia concretamente di sparire.

